I droni in agricoltura. Una realtà ormai consolidata

L’uso di aeromobili a pilotaggio remoto (A.P.R.), come sono definiti, colloca i droni tra gli strumenti più moderni e versatili che possono costituire un valido aiuto per l’agricoltore.

Anche il Codice della Navigazione italiano li colloca all’interno della nozione di aeromobile (art. 743) e li definisce “mezzi aerei a pilotaggio remoto”. Si tratta quindi di strumenti con comandi a distanza che offrono una possibilità di utilizzo veramente articolata e possono rappresentare un mezzo d’indagine e controllo fra i più efficaci e moderni.

I droni consentono flessibilità di impiego e velocità di intervento; permettono una sempre più elevata risoluzione e precisione d’indagine; un’ampia disponibilità nella rilevazione di dati ottenuti attraverso appositi sensori, camere multispettrali, camere termiche, GPS e magnetometri.

Da qualche anno Biolchim, in collaborazione con SkyDrone360, sta utilizzando i droni nel settore agricolo, in due distinte modalità applicative. La prima, più diffusa, è l’attività di monitoraggio.

Essa si articola in più momenti:

  • fase di osservazione e rilevazione;
  • fase diagnostica preventiva;
  • fase elaborativa.

Nella prima fase, l’ausilio del drone risulta di grande aiuto in quanto, l’osservazione dall’alto – ad ampio spazio – consente di confrontare situazioni complessive con la possibilità di meglio individuare areali, focalizzare criticità, quantificare fenomeni e conseguenze. La visione dall’alto è comunque maggiormente indicativa per quel che riguarda il complesso dello stato della coltura. L’inserimento in ciascuna zona, le qualità del soprassuolo e quelle del contesto nel quale la coltura si trova.

Nella seconda fase, attraverso l’utilizzo di appositi sensori, strumenti correlati, GPS, ecc., permette di raccogliere dati specifici per eseguire una valutazione dei principali parametri agronomici, fisiologici, meteorologici che portino a conoscere, in tempo reale, la capacità del terreno e delle sue aree critiche, lo stato fitosanitario della coltura; la presenza di patologie in atto e la programmazione di eventuali interventi curativi mirati.

Nella terza fase, gli operatori hanno la concreta possibilità di elaborazione di dati puntuali e dunque di programmare eventuali interventi curativi o preventivi in maniera circostanziata e pertanto con uno sguardo molto più attento alla riduzione dell’impatto sull’ambiente e alla salvaguardia della naturalità.

Dal punto di vista operativo, i principali vantaggi di tali strumenti sono:

  • flessibilità d’impiego in base alle necessità;
  • tempestività e velocità d’intervento;
  • elevata risoluzione spaziale;
  • ampia disponibilità di attrezzature specializzate (camere multi e iperspettrali, sensori tipo laser scanner, camere termiche, camere RGB ecc.);
  • costi di esercizio contenuti.

 

Per contro, le principali problematiche riguardano la necessità di correggere le immagini tenendo conto della luminosità della giornata, nonché dell’orario in cui si effettua il rilievo e soprattutto, per quanto riguarda la coltura del kiwi, la copertura antigrandine che può rappresentare un fattore limitante.

Ne deriva un risparmio di tempo, di lavoro e di macchine, ma soprattutto un minore impatto ambientale legato al mirato utilizzo dei prodotti fitosanitari e della risorsa idrica. Particolarmente indicativo è l’uso di droni per la sorveglianza e la diagnostica di impianti di kiwi.

Infatti stiamo svolgendo un’esperienza sull’utilizzo di tali strumenti, presso la Società Agricola San Giovanni di Renato e Davide Campoli, sita in provincia di Latina; ciò ci ha permesso di apprezzare quanto l’uso di tali strumenti sia di fondamentale importanza per il tecnico, per la elaborazione dei dati che sono raccolti sul campo ed in tempo reale e che si traducono nella proposizione di strategie mirate concentrando risorse economiche, evitando sprechi, intervenendo con tempismo assoluto, coordinando analisi e sintesi; in uno, offrendo all’agricoltore un aiuto molto più concreto e particolareggiato.

Nello specifico, attraverso la elaborazione di immagini multispettrali ottenute attraverso l’uso di visori appositi, è stato possibile analizzare lo stato di salute dell’impianto di kiwi a polpa verde, dividendoli in tre settori a seconda delle criticità che sono emerse, in particolare su uno di essi.

La diagnostica, in modo specifico, ha evidenziato su tutti i tendoni un contenuto idrico buono ed una diffusa carenza di azoto, potassio e microelementi; discreto, invece, il contenuto di magnesio e calcio.

Con una strategia Biolchim mirata siamo intervenuti per cercare di risolvere le problematiche emerse. Con i successivi voli andremo a verificare se siamo riusciti a correggere le carenze nutrizionali.

Sono previsti 4 voli, il primo effettuato il 22 maggio, nella fase di pre fioritura, e gli altri saranno eseguiti ogni 30 giorni, per avere il maggiore controllo della situazione in un periodo molto critico. Si aggiunge che la diagnosi è stata compiuta registrando ed elaborando i valori delle sostanze contenute all’interno delle piante al momento della rilevazione (in tempo reale) e non a ciò che è contenuto nel terreno.

I risultati dell’analisi e della elaborazione permettono, come già detto, di intraprendere strategie mirate che possono ridurre certamente l’impatto economico sui costi di coltivazione, ma soprattutto di limitare l’uso di sostanze impattanti circoscrivendo la distribuzione solo alle aree veramente bisognose.